L'immagine non può essere visualizzata. Ci scusiamo per il disagio. B.C.C.Nato a Castelnuovo d'Asti l'11 gennaio 1838, nel 1850, dodicenne, incontrò per la prima volta Don Giovanni Bosco: il giovane Cagliero, orfano di padre partì per Torino già l'anno successivo. Avrebbe passato i successivi 33 anni della sua vita al fianco di don Bosco. 

Ragazzo dall'indole irrequieta e instancabile, crebbe al fianco di giganti della chiesa cattolica, quali il Beato Michele Rua, san Giuseppe Cafasso, santa Maria Mazzarello ed il compaesano san Domenico Savio; nel 1862 venne ordinato sacerdote e per 13 anni si distinse all'interno della Famiglia Salesiana per la mole di attività e progetti di cui si fece carico.

In particolare, per buona parte da autodidatta, si avvicinò al mondo della musica cantando ed imparando a suonare il pianoforte; il suo più grande successo musicale, come testimonia fra l'altro un dettagliato articolo de La Domenica del Corriere (27 maggio 1923), fu legato alla composizione della musica per i versi del Piccolo spazzacamino di Cesare Cantù (1858). Negli scritti autobiografici del cardinale emerge l'orgoglio per le sue composizioni e la fermezza con cui le difese dinanzi a don Bosco dalle ingiuste accuse di plagio. Seguirono le composizioni musicali L'orfanello e Il figlio dell'esule, un metodo teorico pratico di canto ed una serie di composizioni religiose di pregevole fattura, tra cui numerose Messe.

Nell'estate del 1875 don Bosco radunò a Varazze sei sacerdoti, tra cui Giovanni Cagliero, affinché, guidati dal console di Argentina G.B. Gazzolo, imparassero lo spagnolo, con l'intenzione di organizzare la prima missione salesiana in Argentina e Patagonia; don Bosco stesso, nel novembre di quell'anno, accompagnò il Cagliero al porto di Genova, dove questi si imbarcò alla volta di Buenos Aires.

Fin dal suo sbarco nella capitale, dove molti italiani come lui migrarono a partire da quegli anni, prese a aprire parrocchie e fondare chiese, istituti e opere salesiane; la sua opera di evangelizzazione fu orientata tanto agli italiani emigrati quanto agli indios della Patagonia. I biografi tramandano come la sua ricerca di anime lo chiamò nelle zone più remote della regione, spingendolo a scalare montagne, andare a cavallo e servirsi del “lazo”: sotto il suo governo furono amministrati 47.000 battesimi di cui 15.000 ad indigeni.

Nel 1884 fu consacrato vescovo, primo fra i sacerdoti della Congregazione della Società di Don Bosco, e nel 1915 divenne cardinali; ormai anziano e stanco, rientrò in Italia, dove trascorse gli ultimi anni della sua vita da vescovo di Frascati.

Morì nel 1926 e oggi riposa nella Cattedrale di Mater Misericordiae a Viedma, sua prima sede episcopale.

 

Fonti:

Diocesi di Frascati, WikipediaLa CabalestaOratorio don Bosco Varazze